Omaggio a Fausto Melotti

A cura di Luca Massimo Barbero
Venezia
Collezione Peggy Guggenheim
1 febbraio – 14 aprile 2014

Il linguaggio creativo di Fausto Melotti (1901 – 1986): matura nella Milano degli anni Trenta, dove arte astratta e architettura razionalista dialogano in modo serrato attorno alla Galleria del Milione e alla rivista “Quadrante”. Suoi interlocutori di quegli anni cruciali per le avanguardie dell’arte italiana sono architetti come Giuseppe Terragni, Luigi Figini, Gino Pollini; artisti come Lucio Fontana, Osvaldo Licini, Atanasio Soldati; e soprattutto il cugino Carlo Belli, teorico e autore nel 1935 del libro KN (considerato “il Vangelo dell’astrattismo italiano”). In questo contesto, Melotti cerca da subito di creare una scultura che sia la trascrizione plastica delle strutture musicali, come ad esempio il canone o il contrappunto, e della loro capacità evocativa di suoni e segni. Ispirata alla musica, è un’importante serie di opere intitolata Tema e variazioni, da cui effettivamente discende l’origine del ciclo espositivo Temi & Variazioni presentato in più occasioni alla Collezione Peggy Guggenheim, nato nel 2002.

Questo Omaggio a Fausto Melotti si concentra sul periodo finale del suo percorso artistico, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. In questi decenni, Melotti crea una scultura aperta e di estrema sintesi e stilizzazione, fatta di metalli duttili, come l’ottone, e poveri, come le stoffe dipinte, radice finissima e sottile che anticipa e accompagna le sperimentazioni dell’Arte Povera. Un’opera che è stata definita “antiscultura”, e che è emblematicamente posta a conclusione del percorso dedicato a L’Impero della Luce, come possibile dematerializzazione della forma plastica in pura luminosità, racchiusa da un essenziale disegno nello spazio.